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Cronache dei Popoli (Chronyl)

Varnutis spiega il Tyndarf

 

“Le tradizioni orali dei primi scaldi e dei narratori erranti che ho avuto la fortuna di ascoltare in tempi remotissimi, quand’ancora ero poco più che un ragazzo, affascinato dalla vita errante dei raccontastorie, raccontano di questo canto come del più antico in assoluto. Pare sia stato trascritto da uno scaldo chiamato Avocen Nel Otap, forse il primo narratore in assoluto a riportare qualcosa per iscritto. Il suo nome in dealantita significa Mai Visto oppure Celato e questo in virtù del fatto che nessuno l’ha mai direttamente conosciuto e non è riportato in alcuna cronaca di lui o della sua vita. Di Avocen si conoscono pochissimi frammenti scritti di suo pugno poiché, con ogni probabilità, egli stesso era fedele alla legge dei narratori che recita:

La parola è viva, la parola è vita.
Lo scritto la cattura, la lega e la uccide!

Si narra che fosse dotato della Vista pura, una dote che permette di Vedere il Tempo.
Avocen è uno  dei capostipiti dei narratori erranti ed io ne sono l’ultimo rappresentante.

Parafrasi e spiegazione del Tyndarf

Il vero titolo dello scritto è Tor-Eyn’darf contratto poi nel tempo in Tyndarf anche perché il significato del titolo originale è andato perduto e probabilmente affonda le radici ancor più anticamente del dealantita stesso. Si tratta con ogni probabilità del primo scritto dopo An-Kruàch, dal dealantita Enorme Distruzione o Immensa Catastrofe e Arcàl, la terra, era sprofondata in uno stato di assoluta tenebra chiamato Nurgoè in dealantita Notte priva di Luna o Notte Terrifica. Giunse quindi Mù-Or-Dyn, il Silenzio Assoluto, l’unico padrone incontrastato di tutto. La catastrofe creò Myrcil, una sorta di spaccatura, un’enorme fenditura che da allora divide a metà il mondo. Si tratta di un crepaccio smisurato in cui la leggenda narra fluiscano i due mari che dividono il mondo. Una volta caduti nelle viscere della terra le acque giungono a contatto con una immensa vena di lava incandescente che le trasforma all’istante in vapore acqueo che torna in superficie per poi condensarsi  in nuvole e riversarsi nei due mari in forma di tremende tempeste dando origine a un terrificante fenomeno ciclico che rende del tutto inavvicinabile quel luogo.
Alcuni studiosi pensano che An-Kruàch non sia stato causato da una catastrofe naturale ma frutto di un terribile conflitto, scatenato da Dei dotati di una potenza smisurata, tanto forti da essere in grado di giungere molto vicino alla distruzione stessa dell’intera Arcàl. Questo fatto spiegherebbe la frase piuttosto oscura riportata alla seconda riga del Tyndarf: Furono gii Dei a smarrirla, riferendosi alla luce primigenia Auhr. Ma ciò parrebbe impossibile poiché la luce primigenia è l’Assoluta Luce onnipotente che genera gli Dei stessi.

Come possono averla perduta se da essa sono generati?

Questo è uno dei quesiti non risolti del Tyndarf, pur essendo abbastanza chiaro che avendo perduto il Senno ed essendo Dei di grande potenza avrebbero potuto provocare una immensa catastrofe su Arcàl, la terra, non nell’universo assoluto. Si tratta perciò di Dei con poteri limitati ad Arcàl stessa? Allora si spiegherebbe quella frase e anche la catastrofe provocata, così come la perdita della luce primigenia, ma solamente riferita al pianeta. Trascorsero eoni interi in cui le terre sprofondarono in un inverno senza fine, la luce non superava le immense nubi che si erano formate e tutto ebbe fine. La vita si fermò del tutto e ogni specie perì priva di luce e di alimento. Una sorta di bufera perenne ricoprì di neve l’intero Arcàl e si formò una coltre che funse da sigillo e da protezione fino a che Arcàl non fu purificata, monda e nuovamente in grado di accogliere la vita. Quella vita che gli Dei di allora ormai privi di Senno avevano distrutto.
Allora le nubi si diradarono e la Luce Primigenia, Auhr, tornò.
La prima terra ad accogliere Auhr fu Hyn, detta anche l’Isola a Nord di tutto un luogo non ben identificato che viene riportato nell’antico canto di Silaur e Waqya, e poi anche nel più famoso canto della ninfa Gaeld.

I quattro Dei portatori di Luce e Magia si svegliarono, attraversarono le terre e si stabilirono laddove la particolare luce di cui erano portatori entrava in assonanza realizzando l’armonia.
Quindi Silaur si recò in Hyn (l’isola a nord di ogni cosa) dove conobbe Waqya e da lui ebbe inizio l’antica razza dealantita colonizzatrice poi di Arkhesya, la nostra terra natia.
Di Anilaur non si conosce la destinazione ma vi sono popoli oltre il grande oceano Gryst che ne portano i segni, si pensa all’antico paese delle Fate Ondine a Sudest di Arcàl. Parrebbe che gli Elfi di tutte le razze derivino da questa prima dea.
Filaur attese e nel profondo scese, dice il canto, e questa frase è piuttosto oscura. Nessuno veramente sa dove sia Filaur il Piccolo. Alcuni canti orali pare indichino la qualità piccolo come statura, non come età e quindi egli è probabile sia il capostipite dell’altrettanto antica razza dei nani. Questo darebbe anche un significato alle parole e scese, identificandole come la discesa nel profondo della terra dove i nani hanno costruito le loro dimore e dove tutt’ora la maggior parte di loro vive, eccezion fatta per il popolo Whighd, i nani dei picchi rocciosi cavalcatori di Roc.
Nuxaur, il più antico e il più oscuro tra gli Dei, parrebbe essersi rifugiato nell’isola Tolnhir. Sua dimora è un enorme lago nero profondissimo e sovrastato da una catena montuosa di picchi inaccessibili anch’essa completamente di pietra nera come una notte priva di luna. La luce di quei luoghi è assorbita dalla luce oscura e vi regna un buio cupo e inospitale. Pare che Nuxaur sia nascosto in quel luogo in attesa del momento opportuno per conquistare e spegnere la luce di Silaur, il più potente dei quattro, e in questo modo impadronirsi di Arcàl nuovamente per poi riportarla al caos primigenio, freddo e privo di vita. Gli elfi oscuri sono opera sua, pare abbia contaminato le pure razze elfiche create da Anilaur, abitatrici delle terre più a nord, ma non ve ne sono le prove se non tracce vaghe in qualche canto degli elfi. Buona parte dei demoni e mostri più terribili e antichi che vivono in Arcàl pare siano sue creature.
Da questi quattro dei, due certamente buoni: Silaur e Anilaur, uno indifferente, Filaur e l’ultimo certamente malvagio, Nuxaur compongono il pantheon primigenio delle divinità del mondo di Arcàl. Da loro sono poi derivati tutta una serie di Dei e Semidei di cui parlerò in altri capitoli di queste Cronache.

La spiegazione dell’antico Tyndarf si chiude qui, seppur molto ancora si potrebbe dire, ma è senz’altro protetto dal segreto necessario a chi non è parte delle scuole esoteriche.