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Samycreek

Samycreek: Isola

 

L’isola di Samycreek ha una storia molto particolare e leggendaria. Si tratta di una piccola isola al largo della baia Glaukea. Osservandola sulla mappa si intuisce che la sua forma si incastra abbastanza bene alla forma delle due penisole oblunghe che si protendono a sud dalla palude Faghnard e a nord con la piana Griplain. I veggenti di Archemur raccontano che quest’isola si sia formata da un potente cataclisma avventuo tra la fine dell’Era preistorica e l’inizio dell’Evo Antico quindi circa 50.000 anni fa.

Forse un maremoto o forse un’eruzione vulcanica terribile avrebbero distrutto l’intera zona inabissandola e dando luogo alla odierna Baia Glaukea. In quel grande lembo di terra ora inabissato sarebbe stata presente un’antichissima città mitica, la città di Arkhalot, una città leggendaria abitata da un popolo misterioso chiamato gli Arcqualarin, una popolazione particolarissima che viveva solo in questo luogo ed era composta da veri e propri giganti, due volte più alti di un normale ulgan. Erano pescatori, conoscevano perfettamente il mare e come navigarlo e odiavano la terraferma. Si narra fossero bellissimi e che le loro donne fossero ambite anche dagli Dei stessi. Guerrieri valorosi e fortissimi, in grado di affrontare a mani nude un drago sputafuoco o un branco di Troll dei monti.

Erano governati solo da regine che avevano l’assoluto potere su tutta la grande città abbarbicata su un monte immenso che probabilmente era un vulcano spento, il Qualar che dava il nome quindi anche alla grande città. Navigarono in tutti i mari e conobbero tutte le terre attorno ad Arkhesya. Si dice che non possedessero particolari abilità magiche ma che fossero dei grandi costruttori in grado di creare qualsiasi cosa con metallo e legno. La leggenda dice che i Cirbati dell’arcipelago Pangui Tago, appresero da un superstite dei mitici Arcqualarin la costruzione dei primissimi bastiventi e che loro per primi solcarono oltre che le acque anche i venti del cielo. Ad Archemur credono fermamente in questa antica e strana civiltà, e raccontano di come abbiamo sorvolato ad altissime altitutini la catena del Glehaw e poi abbiamo proceduto fino alla grande barriera Myrcil di cui nulla si sa se non che divide il mondo in ciò che sta di qua e nell’oltre sconosciuto. L’isola di Samycreek così sarebbe nient’altro che uno dei picchi più elevati del grande monte dov’era costruita la città di Arkhalot.

In quell’isola la famiglia reale dealantita Ta Gryn, circa 12.000 anni fa all’epoca del disastroso incontro col demone Ry, si rifugiò nella minuscola cittadina di Norigat dove avevano costruito delle residenze per le famiglie nobili. Durante il rigido inverno del nord quelle famiglie si recavano a Samycreek e lì svernavano. Samycreek diventa famosa per la storia della giovane regina dealantita Yarenis (da non confondere con la maga Yarenis figlia del Gran Sacerdote Dhyan) che, accompagnata dalla maga Anasha Tredar, vive un’avventura incredibile per scoprire il proprio sangue e le proprie capacità magiche. L’isola, a parte la minuscola Norigat, è veramente disabitata se non per sparuti branchi di mammiferi e cacciatori di ogni specie. Non è un’isola pericolosa a parte qualche creatura demoniaca che si nasconde negli anfratti di ciò che resta dell’antica vetta e della foresta che ricopre parte dell’isola. Le sue spiagge sono rinomatissime e gli ulgan amano frequentarle visto che è sufficiente avere una barchetta, non molto grande, per approdare sull’isola. Al giorno d’oggi vi sono solo villaggi di pescatori e qualche piccola missione di cercatori di pietre e diamanti che credono nella leggenda degli Arcqualarin e dei loto mitici tesori.

Per il resto ci sono alcune vestigia degli antichi palazzi dealantiti e poco altro.
Alcune autorità ulgan di Bran e Derl sostengono che vi siano nascondigli e minuscoli villaggi sparsi nel territorio interno dove è possibile nascondersi anche per anni e potrebbe per questo essere luogo di rifugio per malfattori, tagliagole, briganti, ma soprattutto stregoni raminghi ricercati per le loro nefandezze.

Si pensa che alcuni Arcqualarin, superstiti dell’enorme catastrofe, si siano rifugiati nelle vicine colline Hiryel e lì abbiano dato luogo a una minuscola comunità di giganti. Qualche sparuto avvistamento avvalerebbe questa ipotesi, ma non si sa nulla di preciso su queste notizie. Alcune malelingue si Sulltain sostengono che la casata degli Arthof, signori dell’Orso Grigio, sia a conoscenza di questa comunità e la protegga, sfruttando le loro millenarie conoscenze a loro favore. Addirittura si spingono a indicare il simbolo dello stendardo, l’Orso Grigio, come un chiaro indicatore del popolo dei giganti che, in qualche testo, vengono paragonati per stazza proprio a questi grossi plantigradi. Leggende antiche, poi, dicono che il colore degli occhi di questo popolo sia proprio il grigio che schiarisce in bianco nei più anziani.