Dravidi - Maghi Bianchi
Nello smembramento del popolo dealantita i maghi che fuoriuscirono con Moth Nim, a causa delle divergenze in atto si divisero in due fazioni contrapposte: una si trasformò nei wirapi gli stregoni neri, l’altra nei dravidi i maghi bianchi.
Nobile stirpe di maghi e sciamani benefici, guaritori e grandi sacerdoti della mente. Chiaroveggenti e viaggiatori astrali, da sempre proteggono e consigliano i popoli liberi della penisola dai nemici di tutte le terre. Sono guidati da un Gran Maestro che decide solamente le linee da seguire perché vengano mantenute intatte le antichissime tradizioni che si immergono fino alla immensa civiltà Dealantita.
La loro fortezza avrebbe dovuto essere Brast, ma per molti motivi (vedi “Stirpe di Gatra”) non è stato così e quindi si sono ritirati ad Archemur, leggendaria fortezza magica, nella foresta del Gunay.
Origine: Il sommo sacerdote Moth Nim, in seguito all’esodo dovuto alla fine del popolo Dealantita, si rifugiò, con un gruppo di maghi fedeli nella foresta del Gunay, lì diede inizio alla costruzione di Archemur la fortezza della conoscenza. Gli albori dell’ordine magico più importante di Arkhesya furono abbastanza travagliati.
L’antichissimo ordine dei maghi Dealantiti dell’Etere Eterno scomparve con il mago Gromhar che rimase nella fortezza Brast fino alla fine dei suoi giorni. Moth Nim fondò l’Ordine della Sacra Quercia e dopo alcune generazioni di maghi venne istituito il concilio dei Dresgon, i cinque iniziati più importanti e potenti tra i maghi della fortezza di Archemur che sovrintendono ai dipartimenti.
Dipartimenti:
I. Terra
II. Acqua
III. Fuoco
IV. Flora e Fauna
V. Volta Celeste
All’inizio della storia dravide però vi era comunque una sorta di Gran Consiglio dei maghi che in qualche modo decidevano il da farsi. Vi erano anche alcuni maghi che vivevano in maniera molto particolare e strana. Erano chiamati Dherav, i maghi erranti, entità potenti dalle qualità magiche senza pari che spesso si accompagnavano nel loro continuo migrare a un animale selvaggio. Un compagno che a volte diventava letale come il mago stesso e ne acquisiva parte dei poteri magici. Narra la storia, mista però a racconti leggendari, che fu a causa del loro enorme potere che alcuni di loro, accecati dalla protervia, si staccarono definitivamente da Archemur e diedero completo sfogo ai loro enormi poteri. La magia di cui erano dotati si trasformò molto presto in una forma cupa e terribile di potere, magia nera, fu così che nacquero i wirapi, i portatori della magia oscura, i servi della via della mano sinistra. Quella schiatta degenere, in aperto contrasto con i maghi bianchi si trasferì dall’altra parte della grande penisola e diede luogo a Magogur, la fortezza delle tenebre dove tutt’ora risiedono gli stregoni neri e dove si svolgono le peggiori nefandezze alla ricerca scellerata del potere su tutte le cose.
Tipologia: esistono due tipi di maghi in Arkhesya, sostanzialmente ci sono coloro che apprendono la magia e coloro che nascono con una vena magica. Nel popolo ulgan, etnia priva di magia, tutti apprendono l’arte magica a parte pochissimi individui che nascono con una sorta di scintilla magica che normalmente viene sentita dai maghi della fortezza magica. Questi si mettono allora in cammino alla ricerca del bimbo e lo conducono alla fortezza ad affinare le sue doti. Sono molto rari e di norma diventano, nel corso del tempo, i Dresgon, ovvero sono a capo di uno dei dipartimenti di magia di Archemur. In sostanza esistono maghi guerrieri e maghi guaritori che vengono poi assegnati ai vari ruoli apprendendo le pratiche magiche specifiche del loro dipartimento. Infine esistono gli Arkhai ovvero coloro che nascono maghi guardiani, sono figure misteriose e particolari, ne nasce uno ogni mille anni. Hanno la potenzialità di diventare i maghi più potenti in assoluto se riescono a controllare la potentissima vena magica di cui sono dotati. Solo un Mago esperto può aiutarli, meglio per loro non sapere nemmeno di avere tale potere altrimenti, potrebbero diventare una minaccia terribile per chiunque.
Moneta: Non esiste alcuna moneta.
Lingua: I Dravidi bianchi di Archemur utilizzano mezzi vari di comunicazione. Con una sorta di telepatia potenziate possono giungere anche a grandi distanze. Parlano tutte le lingue di Arkhesya e negli scritti usano una forma leggermente modificata di Dealantita, la lingua degli dei.
Esercito: Non vi è esercito. Aiutano i popoli liberi di Arkhesya e utilizzano le loro arti innanzitutto per guarire. Sono anche in grado di mettere al servizio degli alleati grandi poteri di attacco. Ogni Dresgon ha come coadiuvo una nutrita schiera, dipende dai momenti storici, di guaritori e di guerrieri che possono essere coinvolti all’evenienza. Tutti i poteri di un Dresgon sono legati naturalmente all’elemento a cui si è votato come servo, quindi il Dresgon dell’acqua sarà in grado di guarire con i poteri dell’acqua, ma anche di uccidere con gli stessi poteri. Lo stesso vale per tutti gli altri elementi.
Religione: i maghi bianchi sentono molto la vicinanza con l’essenza dell’universo. I loro studi di astronomia e astrologia si sono spinti fino ai limiti della conoscenza. Essi possono avvalersi della chiaroveggenza e della chiarudienza nei loro studi e questo li ha portati a conoscere cose impossibili da sperimentare per individui senza poteri. Essi quindi hanno scoperto che ogni essere vivente conserva in sé una scintilla divina che lo accomuna ad ogni altro essere vivente. La divinità per i maghi bianchi non è un’astrazione ma la stessa vita che si manifesta in ogni essere, dalle pietre alle razze che vivono in Arkhesya. Anche gli individui più abbietti sono in qualche modo collegati con la loro natura divina solamente che non ne sono consapevoli. L’acquisizione della consapevolezza è la via che i maghi bianchi insegnano agli studenti delle loro scuole. Essi sono i consiglieri dei popoli e cercano sempre e comunque di salvaguardare la pace e la vicinanza dei popoli. Non esistono dei buoni e dei cattivi, ma solamente un’unica energia divina onnipervadente e per questo motivo ognuno consapevolmente e responsabilmente può condurre la sua vita verso la luce o verso le tenebre. Quando muore un mago dravide viene eretta una grande pira, sia esso un grande maestro, un Gran Sacerdote o un alunno al primo anno, non vi sono differenze di sorta. Il rito impone che un maestro dravide si incarichi di mettersi in contatto con l’anima del defunto e lo accompagni con un lento e dolce salmodiare fino alla sua meta superiore da cui prenderà poi la strada verso i mondi sottili e i paradisi spirituali. La parte fisica vien bruciata subito per evitare qualsiasi attaccamento dell’anima al corpo materiale.