Questo è il documento più antico custodito nella biblioteca di Archemur (perduta dopo l’attacco delle torme del Kraghul nella guerra dei Draghi combattuta nel 4.216). Si tratta di un canto che narra della nascita del popolo Dealantita. Dopo la grande catastrofe, avvenuta nella notte dei tempi, la terra trascorse un lunghissimo periodo di quiescenza, sprofondata nel più totale buio. Poi giunse la Luce Originale Auhr, dapprima fievole e debole, poi via via più forte.
I primi a risvegliarsi furono i semidei che nei vari luoghi della Terra rinascente tornarono incarnando la luce e dandole forma, ognuno a suo modo, con le proprie peculiarità e esprimendo le caratteristiche di cui era portatore. Quindi in ogni luogo della grande Terra sorse una semidio che portò una qual forma di luce. Come si narra nel perduto tomo del Tyndarf, in cui è riportata la genesi del mondo, non tutti i semidei risvegliatisi erano benevoli, ma alcuni erano portatori di una luce oscurante, ovvero portarono nei luoghi dove si destarono dolore, sofferenza e morte.
Nella sperduta isola di Hyn “la Grande Isola Bianca a nord di ogni cosa” la luce primordiale giunse grazie a Silaur, portatore della Luce Dorata. Egli, una volta desto, prese a percorrere la fredda isola con l’intento di risvegliare le creature sopravvissute alla Grande Catastrofe. Dapprima tornarono le creature della magia, perché la magia reagisce prima al richiamo della luce, poi tornarono le creature intelligenti e così in progressione fino agli organismi più semplici esistenti. Nel suo vagare Silaur incontro una piccolo lago azzurro le cui acque erano trasparentissime e argentee.
La ninfa Waqya era la custode del lago Wa e non appena si risvegliò dalla quiescenza Silaur ne rimase stupefatto per la bellezza, innamorandosene, da quel connubio nacque la stirpe dei Dealantiti.
La cupa morsa giungeva al suo fine
la tenebra nulla poté alla forza della luce primigenia
e infine dovette cedere
Ecco giungere il momento tanto atteso nel cuore degli dei dormienti
la luce sfiorò le loro anime ed essi tornarono
I tre portatori della luce furono infine desti e partirono
Silaur il potente portatore della luce dorata si diresse a nord
Anilaur l’amorevole portatrice della luce argentea si diresse a sud
Filaur il piccolo, portatore della luce azzurra era indeciso e rimase al centro
Questo è il canto di Silaur che ridestò Waqya
e diede vita ai Dealantiti, Il popolo a nord di ogni terra
Il fulgido Silaur da giorni calcava il terreno di Hyn
un tempo chiamata l’Isola Bianca a nord di ogni terra
ma ora inghiottita nella tenebra come l’intero mondo.
Al suo fianco il fido compagno Gutr
il grande lupo grigio dal potente ululato e dalle zanne splendenti,
con lui aveva condiviso il lungo tempo della tenebra.
A ogni passo il portatore della luce dorata donava la vita,
risvegliava i dormienti, traeva dalle tenebre le creature sopravvissute.
Sorsero dapprima i guardiani della natura, gli elfi e le fate, gli gnomi e le ninfe.
Antichi popoli tornarono ad accudire i luoghi d’un tempo.
L’acqua e la terra, gli alberi e l’erba, i monti e le valli, tutto tornò desto e rigoglioso
sotto la sapiente mano del fulgido Silaur e del silente Gutr.
Il portatore della luce dorata giunse alla vallata di Wa
un tempo dimora della bellissima ninfa Waqya.
Sollevò il bastone della luce e la ninfa Waqya aprì gli occhi, tornò in vita
e con lei il lago e le creature e le ninfe sue adepte.
Silaur la vide e per la prima volta fermò il suo passo e abbassò il bastone.
Mai i suoi occhi avevano veduto creatura di tale splendore,
se ne invaghì e le chiese di accompagnarlo nel suo viaggio.
Così fu e Hyn tutta fu risvegliata dall’argentea luce e dal sorriso della ninfa
Silaur e Waqya tornarono alla piccola valle di Wa e lì vissero per sempre,
dal loro incontro nacque Dealur, creatura di immensi poteri magici
che crebbe forte, amata ed educata alla luce e alla bellezza.
Dealur viaggiò e conobbe l’intera Hyn
divenne amico di tutte le creature della grande isola
e tutte lo rispettavano per la saggezza e l’amorevolezza.
Giunto alla piena maturità conobbe Kayla
figlia di Eghol del popolo degli elfi del Bosco Thyon
dalla loro unione sorse la gente dei Dealantiti
Il popolo della grande isola a nord di ogni terra.
Gaeld delle nevi era una ninfa bellissima ma spietata e mai era stata avvicinata da altri esseri. Era in grado di controllare le nevi e i ghiacci, di provocare terrificanti bufere e ricoprire di neve intere regioni in pochi istanti. Il valoroso re Hryontl Kaethl fu chiamato in sogno dalla ninfa e si recò da lei. Il re Dealantita com’era tradizione del popolo dalla notte dei tempi doveva sposare una ninfa. Di tutte le ninfe bellissime il re si sarebbe invaghito della più terribile di tutte, Gaeld, bellissima ma anche estremamente pericolosa. Sapeva di rischiare di correre un rischio enorme, nonostante i suoi grandi poteri e il suo valore.
Si recò a Nehal nella vallata dove viveva Gaeld e alla fine, dopo mille peripezie e dopo aver corso il rischio di rimetterci la vita, riuscì a conquistarne il cuore. Questo canto narra del loro incontro, dei dubbi del re e della potenza della ninfa. Questa storia era raccontata attorno al fuoco ai giovani dealantiti per far loro comprendere le radici divine della loro stirpe regnante, il valore dei loro re e regine e il motivo mitologico per cui Hyn era chiamata l’Isola Bianca.
Mi apparve in sogno avvolta nelle candide vesti della neve
algida, forte, spirito libero della natura e padrona del freddo
Mi chiamò a lei perché, disse, uniti sarebbero stati i nostri destini.
Giunse il mattino, sellai il cavallo e mi diressi nella fredda valle di Nehal
laddove regina sorge la neve, il vento spira gelido e impera il ghiaccio
procedevo solitario, come la tradizione dei re del nostro popolo esige,
tre volte vidi sorgere il Sole e tre volte su di me vegliò la Luna
alla fine entrai nella vallata e il gelo m’abbracciò nella sua morsa letale.
Helroc* procedeva lento, ogni passo pareva l’ultimo e
cupi dubbi m’oscurarono il cuore, sarei morto in quel luogo desolato.
Sul terminare della valle apparve un folto bosco d’abeti
al cui centro s’ergeva la bianca betulla del sogno.
Invocai il suo nome e rimasi in attesa di un cenno.
Un vortice di neve annunciò il suo arrivo…
e infine la vidi.
I candidi capelli, gli occhi d’argento, la pelle splendente e lo sguardo altero
mai avevo visto e mai più vidi creatura di tale bellezza e fierezza.
Posi un ginocchio a terra e chiesi il motivo della chiamata.
Lei rispose con voce ferma “sarò tua sposa” e darò alla luce due gemelli
Thys il coraggioso e Laeryn la guaritrice.
Porteranno massima luce alla tua stirpe o valoroso re
ma nelle loro vene scorrerà il mio sangue
e giungerà il tempo in cui la mia fredda tempra emergerà
portando la tua gente alla perdizione in una cupa era di dolore.
Non risposi, non intendevo essere causa delle fine della mia gente
ma la tradizione richiedeva quel passo e, sollevato il capo,
guardai negli occhi la splendente Gaeld
“se questo è il mio destino… allora sia!”
Gaeld fu sposa e regina e il suo potere pervase la grande isola
da quel tempo Hyn fu detta l’Isola Bianca
il luogo della neve e del ghiaccio e del freddo
Il suo popolo fu chiamato Popolo degli Dei
perché nel loro sangue scorreva il potere di Gaeld
ninfa della neve e sposa del grande re.
*Helroc: si presume fosse il cavallo del re. I cavalli sono animali di grande importanza nelle genealogie regnati e spesso passavano alla storia assieme ai loro re.
La leggenda della fata Laeryn scritta da un cantore anonimo del popolo degli dei narra degli enormi poteri di guarigione in possesso della grande maga dealantita figlia di re Hryontl e della ninfa delle nevi Gaeld. In questa leggenda è raccontato un episodio per la quale divenne leggendaria e ricordata per sempre come la più grande guaritrice mai esistita. Tutti i guaritori di Arkhesya si affidano a lei quando intraprendono il duro cammino per conseguire le arti necessarie alla guarigione. Allo stesso modo viene indicata sempre come esempio del massimo livello raggiungibile nel percorso di guaritori. Vi è anche una sorta di giuramento che i guaritori fanno nel momento in cui acquisiscono le arti per la realizzazione dei processi di guarigione. In questo giuramento è presente una sorta di invocazione a Laeryn in cui si chiede la grazia, la benevolenza e l’illuminazione per poter disporre dei poteri della grande fata.
Da due lune il villaggio di Perk erigeva pire funerarie sulle quali bruciava coloro che perivano a causa del misterioso morbo. Da lontano si potevano scorgere i fuochi e udirsi i lamenti della gente del villaggio. Nemmeno il potente guaritore locale aveva capito come sanare gli ammalati.
Lo straniero era apparso in una notte piovosa alla locanda chiedendo cibo e una camera per la notte. Era alto e robusto, non più giovane, cupo, ma soprattutto sofferente. Nonostante il grande cappuccio calato sul volto non era difficile notarne lo stato, si muoveva a fatica e parlava stentatamente.
Quando, alla mattina, lo trovarono morto sul letto della locanda era troppo tardi. Era giunto con chissà quale carico, con chissà quale nave, con chissà quali intenzioni e ora non avrebbero più potuto saperlo. Troppi aveva visto, troppi aveva sfiorato, troppi avevano respirato la sua aria. Il guaritore del villaggio ordinò di bruciare tutto, ogni cosa che fosse venuta in contatto con lui. Persino il letto fu dato alle fiamme.
Troppo poco… troppo tardi…
Per tre volte il sole tramontò e alla quarta alba i primi abitanti del villaggio iniziarono a mostrare i segni del misterioso morbo. Mai nulla del genere si era visto in tutta Hyn e a nulla valsero i grandi poteri del guaritore né l’incredibile tempra del popolo del villaggio. Mai era accaduto che un morbo resistesse così a lungo alle grandi doti magiche di un guaritore consacrato.
Furono inviati messaggi alla corte del re e il villaggio fu completamente isolato, il rischio era grande per l’intero popolo dealantita. Coloro che vi dimoravano dovevano essere salvati.
“Andrò io” disse Laeryn figlia di Gaeld la regina ninfa.
“Mai ti allontanerai da qui in questo momento” rispose il re nel timore di perderla.
Laeryn possedeva il carattere indomito della madre, non vi era legame che potesse trattenerla. Nottetempo disobbedì, sellò il suo cavallo e lasciò il grande castello in direzione del villaggio.
Giunse di notte, da lontano rilucevano le pire. Tante, troppe e i lamenti che si udivano raccontavano di sofferenza e di morte.
In quel luogo la speranza era morta.
Si diresse dal guaritore, questi quando la vide chinò il capo, riconoscendola.
“Non sono qui in veste ufficiale”, disse al guaritore: “mostrami i segni del morbo e spiegami per quale motivo non riesci a sanarlo. Sei un guaritore di grande valore e potere, cosa ti blocca?”
Il guaritore condusse la principessa maga a vedere coloro che si stavano ammalando e lei li osservò, senza paura ne esaminò lo stato da vicino. Quell’assurda e sconosciuta malattia devastava chiunque colpisse rendendolo un vegetale. Lo prosciugava fino a risucchiarne l’ultima goccia di vita dalle vene.
Il giorno dopo radunò l’intera popolazione del villaggio nella grande piazza e a tutti coloro che ancora erano sani chiese di accumulare tutto il legno di tasso possibile. Una enorme catasta fu elevata al centro del villaggio e Laeryn trascorse l’intera notte a danzarvi attorno, a intonare canti incomprensibili nell’antica lingua della natura selvaggia. Parlava con la voce degli alberi, degli animali, degli uccelli e del vento. Quando la luna fu alta nel cielo la maga era ormai completamente trasfigurata e il suo potere era enormemente accresciuto. I suoi piedi non toccavano più il terreno e la sua danza si svolgeva al di sopra della grande catasta. Dal suo essere si sprigionava una luce azzurra che da lei si espandeva alla catasta di legna inondandola.
Quella notte accadde qualcosa di incredibile che rimase per sempre nella memoria dell’intero popolo dealantita, per il resto della sua storia. E da quella notte Laeryn divenne la capostipite di tutti i guaritori esistenti nel mondo. Al termine della danza la grande maga consegnò un ceppo di tasso ad ogni famiglia e disse loro di andare nelle loro case e accenderlo.
Prima che la luna tramontasse tutti i camini spandevano un denso fumo purificatore che pian piano avvolse l’intero villaggio. Non era un normale fumo da legna, pareva piuttosto una sorta di densa nebbia che dalle case si dipanò nelle strade, scese nei viottoli e si diresse in ogni angolo del villaggio avvolgendone ogni più piccolo angolo.
Tutto, come d’incanto, venne purificato e il morbo, com’era arrivato comparve, annientato dai poteri della grande maga che aveva caricato ogni singolo ceppo di magia guaritrice.
Nella storia più moderna dei Dealantiti, sotto la guida della capace regina Eldhyn accadde una tragedia ben nota ai popoli che attualmente abitano in Arkhesya. Una tremenda epidemia dovuta a un morbo sconosciuto costrinse la regina a un gesto disperato. Tutti i più grandi guaritori e maghi dell’Isola Bianca avevano tentato fallendo nell’intento di debellare l’epidemia, ma alla fine la regina dovette prendere una decisione tanto grave quanto radicale. Incaricò il suo più valente capitano, Glyter, di imbarcarsi alla ricerca di una terra ospitale dove tutto il popolo dei sopravvissuti avrebbe potuto iniziare nuovamente a vivere. Ciò che rimane di quel viaggio ricco di peripezie sono alcuni brani del diario di bordo. Il capitano narra i momenti in cui raggiunse per la prima volta le spiagge nord di Arkhesya e i primi passi verso la colonizzazione.
D.B. – 27° giorno. Siamo usciti finalmente dall’enorme bufera che ci ha tenuto in scacco per 4 interminabili giornate. Abbiamo perduto due navi e quasi tutto l’equipaggio a bordo di queste. Ora solo tre navi sono rimaste a proseguire in questo viaggio verso l’ignoto, le speranze sono sempre più lontane, gli equipaggi sono sull’orlo dell’ammutinamento. Sia io che i miei ufficiali nutriamo seri dubbi di riuscire a portare a termine questa missione così disperata e senza vie di uscita. Dalla nostra partenza 6 sono le navi che abbiamo perduto e buona parte di tutti gli equipaggi. Bufere, gorghi assassini, enormi creature del mare, tutto sembra concorrere a farci demordere dai nostri intenti, ma il nostro popolo, a nord, sta morendo falcidiato da una malattia sconosciuta. È nostro compito proseguire.
D.B. – 32° giorno. Le ultime due giornate sono trascorse serene, il tempo con noi è stato clemente, e un vento amico ci sta sospingendo a sud. Di fronte a noi solamente una immensa vastità di acqua, uno sterminato oceano che pare senza fine. Ho impartito agli ufficiali il comando di essere estremamente vigili in questi momenti delicati.
D.B. – 34° giorno. Gli equipaggi sono in fermento, siamo stipati in queste tre navi visto che abbiamo raccolto i superstiti delle sei perdute durante il viaggio, acqua e viveri iniziano seriamente a scarseggiare. Soprattutto l’acqua perché già da tempo abbiamo iniziato a nutrirci di quello che peschiamo. I nostri maghi hanno ancora buone capacità e riescono a mutare l’acqua del mare in acqua dolce, ma le pietre che utilizzano per depurare l’acqua si vanno via via assottigliando di numero e questo ci porta sempre più vicini alla fine.
D.B. – 40° giorno. Nella nave dell’ufficiale Ghellor è scoppiata una lieve epidemia che ha messo in grave crisi la navigazione. Per questo ci siamo dovuti fermare per prestare le dovute cure a tutto l’equipaggio. Ho inviato anche i nostri maghi e quelli della nave del comandante Londar a dar man forte. Nella speranza che si riesca a debellare presto. Purtroppo una delle navi disperse era quella contenente praticamente l’intero carico di medicinali, quindi ora ci dovremo accontentare delle pratiche di guarigione e delle poche piante che ci sono nelle navi superstiti.
D.B. – 47° giorno. per i più strani e disparati motivi qualcuno muore ogni giorno, o per malattia, o perché cade in acqua e spesso le acque su cui navighiamo sono infestate di animali predatori che non si fanno scrupolo alcuno a divorare tutto quello che cade in acqua, commestibile o meno, o scoppia una qualche rissa e una coltellata letale scappa sempre. In ogni caso la disciplina sta lentamente ma inesorabilmente scemando. Sono estremamente preoccupato e con i miei ufficiali abbiamo stabilito di essere molto duri nei confronti dei trasgressori.
D.B. – 53° giorno. le speranze di trovare terra sono sempre più lievi. A volte anche i nostri tracciatori di rotta, seppur aiutati dalle capacità magiche dei nostri maghi, vivono momenti di profonda confusione e sconforto. Temono di non aver tracciato alcuna rotta, tutto sembra uguale a com’era 5 giorni fa, 10 giorni fa, 20 giorni fa…
D.B. – 56° giorno. nella nave del comandante Londar vi è stato un piccolo tumulto di ribellione. Alcune teste calde si sono ribellate ai comandi e vi è stato un inizio di ammutinamento. Subito sedato. Ma questo segnale è estremamente preoccupante, non tutti i componenti dei vari equipaggi sono ancora così fedeli a noi e alla causa che ci ha condotti fin qui. Voci sempre più frequenti di ammutinamento di avvicendano, per questo motivo abbiamo deciso di istituire una squadra segreta di fedelissimi dell’equipaggio che riporti a noi ufficiali voci e umori delle ciurme.
D.B. – 67° giorno. Purtroppo sono trascorsi molti giorni da quando ho scritto il mio ultimo resoconto, ma è accaduto un fatto tremendo. La nave del capitano Ghellor si è ammutinata al completo e non ho potuto far nulla. Durante la notte del Sessantaduesimo giorno l’equipaggio si è completamente ammutinato e all’alba ci siamo svegliati con un’amara sorpresa. Sono stato letteralmente scaraventato giù dal mio giaciglio e quando sono uscito sul ponte della mia nave la vista è stata raccapricciante. Il comandante, gli ufficiali e gli infiltrati che avevamo incaricato di indagare su quella nave pendevano dagli alberi, impiccati. Una torma di ammutinati assassini ci intimava di lasciarli in pace altrimenti avremmo fatto la stessa fine. Non potevamo fare nulla, purtroppo ormai non c’era più nulla da fare e non avrei mai rischiato di fallire completamente la nostra impresa nel tentativo di riconquistare la nave. La guardammo tornare sui suoi passi e proseguimmo con la morte nel cuore nella direzione indicata dai nostri tracciatori.
D.B. – 73° giorno. I maghi hanno terminato i cristalli per la depurazione dell’acqua, ora possono farla solamente con le loro arti magiche, ma sappiamo benissimo che la tossicità dell’acqua non viene del tutto tolta in questo modo e quindi dobbiamo berne poca per non incorrere in gravi conseguenza. Anche il cibo è scarso e quindi sto impegnando gran parte dell’equipaggio nella pesca. Fortunatamente le reti non mancano e il mare è pescoso in questo luogo.
D.B. – 76° giorno. la nave di Londar ha perso sei componenti dell’equipaggio in una immensa rissa scoppiata a bordo per l’ultima acqua depurata con i cristalli. C’è voluto quasi tutto i giorno per riportare la calma. Siamo allo stremo e non abbiamo più argomenti per sedare gli animi.
D.B. – Ottantunesimo giorno. Questo giorno rimarrà nella storia del nostro popolo a memoria imperitura. Abbiamo intravisto delle grandi testuggini a pochi metri dalla nostra nave. Questo è un chiaro segno che la terra non può essere lontana. Non sappiamo in quale direzione, ma da quel momento ho istituito vedette su tutti e quattro i lati della nave. A momenti alterni anche i maghi osservano l’orizzonte con la loro vista potenziata dalla magia.
D.B. – 86° giorno. L’urlo di Hayner, il giovanissimo mago che ha insistito tanto nonostante l’età per accompagnarci, ha squarciato il silenzio dell’alba di questo giorno fausto. Terra, finalmente terra. Stremati, ma esultanti tutti ci dirigiamo in quel luogo nella speranza che sia un luogo ospitale dove poter dare un nuovo inizio al nostro popolo.
D.B. – 87° giorno. scendo dalla scialuppa, siamo a terra. Non sappiamo nulla di questo luogo, ma sembra molto verde, ospitale e adatto alla vita. Da oggi inizia un nuovo mondo, una nuova storia per il popolo Dealantita.
…da quel giorno nulla più si seppe del comandante Glyter, ma chiaramente da come la storia poi ci insegnò, il popolo Dealantita si insediò a nord, più o meno dove ora si trova la città portuale di Bedy e da lì partì la colonizzazione dell’intero territorio di Arkhesya.
Dopo essersi ripresi i Dealatiti approdati costruirono immediatamente navi più potenti e tornarono alla loro isola dove imbarcarono tutti i superstiti del loro popolo. Le cronache poi narrano della grande conquista del territorio di Arkhesya e delle guerre terribili combattute dai valorosi guerrieri Dealantiti contro le torme di demoni letali che abitavano queste terre anticamente.