Heribone
Sikkurb Xima: La fondazione della capitale
Sikkurb Xima, la capitale del popolo mahannod, ha una storia a dir poco leggendaria e paradossale.
Si narra una leggenda nella quale all’inzio dei tempi Phur, il dio del fuoco che poi i mahannod chiameranno Nur, avrebbe cercato in Arkhesya una sua dimora e avrebbe trasformato una florida regione ricca e fertile in un enorme deserto che prese il nome di Heribone. Phur non è un dio crudele e maligno, anzi, e quindi si accorse che quella regione, così trasformata, si svuotò in fretta di ogni forma di vita proprio perché era diventata inabitabile a quasi tutte le creature del mondo. Volle quindi porre rimedio a questa sua situazione e, recatosi al centro di Heribone, fece sorgere cinque grandi colline che riparassero il centro così da non avere solo vento sferzante e sabbia arroventata dal Sole. Una volta create le condizioni invocò Gaeld delle nevi e lei venne. Accortasi del luogo dove l’aveva invocata il dio del fuoco la ninfa delle nevi avrebbe voluto solo scappare a gambe levate, ma lui la implorò di aiutarla. La foga di costruirsi una dimora gli aveva fatto dimenticare che la sua indole l’avrebbe portato a quel punto morto. Gaeld, contrariata per essere stata attirata in un luogo tanto inospitale per lei abituata alle nevi perenni, sbatte a terra il suo bastone, al centro dello spazio creato dalle cinque colline e lì, proprio in quel punto, iniziò a sgorgare Branfael, la sorgente preziosa di acqua che i mahannod chiamarono Orflu dal nome del grande fiume carsico Profluund.
Da quel momento la vita riprese e si dice che Phur goda nel vedere la sua creatura arroventata dal Sole, ma sia anche felice perché le creature che la abitano possono trovare sollievo nella sorgente perenne di acqua cristallina e purissima Orflu.
La domanda che i grandi studiosi della storia di Arkhesya si sono sempre posti da quando è apparso il popolo mahannod nei testi di storia è: “Per quale motivo un popolo dovrebbe abitare un luogo così inospitale come un deserto?”
Le risposte sono tra le più strane e improbabili, soprattutto se il deserto è quello di Heribone, il più arido e infuocato di tutta Arkhesya e di certo tra le terre meno adatte ad ospitare la vita che esistano forse nell’intero pianeta di Arcal. Di sicuro la risposta più plausibile è che i profughi della grande tragedia che travolse il popolo dealantita, narrata nele cronache dal titolo “Arkhesya: la Genesi”, si sparpagliarono ovunque pur di allontanarsi dal luogo del grande Demone Ry e un gruppo di guardie reali e di alcune seguaci della maga Anasha Tredar approdarono al grande deserto. Probabilmente venne considerato un luogo così assurdo da sentirsi al sicuro e, aiutati dalla magia degli elementi della maghe, riuscirono a trovare una fonte d’acqua, un’oasi, dove poter fondare una città. Nel celebre racconto Samycreek si narra di una delle maghe più capaci che accompagnarono la Gran Sacerdotessa Anasha Tredar per mettere in salvo la giovane Yarenis della famiglia reale dealantita dei Ta Gryn. Quella maga, il cui nome era Frehaja, rimase ferita a un braccio negli scontri e perse la sua più grande amica Rhona e compagna. Decise perciò di lasciarsi alle spalle l’Ordine dell’Ombra Lunare e, una volta guarita, raccolse un piccolo gruppo di maghe e maghi e si recò nel grande deserto per ricominciare una nuova vita, lontano da tutto quel dolore e dalla sofferenza delle guerre imminenti.
Una volta giunti in una zona centrale del deserto si accorsero che esisteva un’area molto particolare in cui cinque dune, alte come piccole colline, non si muovevano mai, non erano soggette ai classici spostamenti dovuti al vento del deserto. quelle cinque colline rimanevano immobili sempre. Se ne accorsero i primi colonizzatori e si accorsero che al centro c’era una piccola oasi con una fonte di acqua purissima. Protessero immediatamente la fonte con un potente incantesimo e vi costruirono attorno una splendida struttura in pietra da cui sgorgava un’acqua purissima e cristallina. Poi si scoprì che quella sorgente in realtà è un fiume carsico che i mahannod chiamarono Profluund che, per miglia e miglia non torna mai in superficie. Però in quel preciso punto tra le cinque colline torna a farsi vedere creando una piccola polla d’acqua. Iniziarono con le prime casupole cacciando strani animali che si avvicinavano alla polla e catturandoli con le loro armi e con la magia. Sopravvissero il tempo di creare un minuscolo villaggio e iniziarono i primi commerci con le altre etnie.
Col tempo e coll’aumentare della popolazione il villaggio divenne città e i suoi abitanti iniziarono a sentirsi un popolo. Un popolo particolare che viveva immerso in un luogo per nulla ospitale che induceva spesso a lunghi silenzi per superare le avversità. Quella città divenne la capitale Sikkurb Xima che ancor oggi è la città più grande del popolo mahannod, e nel corso dei secoli anche altre città furono costruite nei luoghi meno inospitali del grande deserto. nessuno sa quante siano le città mahannod in tutto e nemmeno quale sia l’entità numerica di questo popolo, ma da tutti i popoli di Arkhesya è conosciuta la loro tempra durissima e la forza sul campo del loro esercito che non ha pari in queste terre.
Riporto una narrazione trovata nelle cronache da titolo: La Stirpe di Gatra dove si raccontano le vicende di Dhyan, futuro Primo Sacerdote dei dravidi al tempo della regina Ishrad, che poi acquisì il nome di Dhynhat. La voce è quella dell’autorevole storico ed esperto di storia ulgan e dei popoli di Arkhesya: Ukredol figlio di Agnadol dell’antica e nobile casata dei Taranv.
Lo storico prese a raccontare con enfasi, quasi stesse recitando. il suo era l’inconfondibile stile del narratore di storie di Arkhesya di cui era profondo conoscitore e raffinato studioso: “I mahannod sono indubbiamente il popolo più misterioso dell’intera Arkhesya. rifugiatisi in tempi remotissimi nell’immenso e incandescente deserto di Heribone, tagliarono i ponti con tutti i popoli di Arkhesya e non ebbero con questi che scarsi e rari scambi commerciali. La loro cultura e la loro civiltà si erano evolute in maniera totalmente separata dal resto del mondo conosciuto. L’intera loro esistenza si svolgeva in zone remote e nascoste dell’heribone. poco si conosce oltre alle scarne cronache dei dravidi di Archemur e qualche annotazione di una loro momentanea alleanza con il popolo ulgan durante il leggendario assedio di Bahak nel periodo delle Grandi guerre. si sa che sono guerrieri di incredibile ferocia e valore sul campo e che, accompagnati da stormi di feroci necryos volanti, sono in grado di spazzare via anche eserciti superiori in numero. Nel corso delle battaglie giungevano, distruggevano e sparivano senza lasciare traccia. rimaneva sul campo solamente un cupo silenzio di morte. Questo valse loro il nome di popolo del silenzio e mai nome fu più appropriato. Durante gli scambi commerciali pagavano ciò che era loro richiesto e se ne andavano senza proferire alcun suono. Questo atteggiamento e il loro misterioso comportamento ha fatto sorgere innumerevoli leggende sul loro conto.”